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Il "buco nero del sociale"
(apparso su "Presenza Sociale, 1992)
di Paolo
Dell'Aquila
"Un'idea penosa: che la storia, a partire da un
dato momento, non sia più stata reale. Senza accorgersene, l'umanità tutta
intera avrebbe d'improvviso abbandonato la realtà; tutto ciò che accadde da
quel momento in poi non sarebbe affatto reale; noi però non potremmo
accorgercene" (Canetti).
Con questa bella citazione da La provincia
dell'uomo Jean Baudrillard sintetizza il passaggio epocale da una società
moderna, fondata sul mito del progresso e sullo storicismo esasperato, ad una
post-moderna, basata sulla fine della storia e sulla simulacrizzazione
dell'esistente.
Il nostro destino, secondo l'Autore, sta
nello "stadio virale o irradiato del valore": quello in cui non vi è
più alcun riferimento e non resta altro che una epidemia del valore, una
metastasi generale, una sua proliferazione e dispersione aleatoria.
Ne Le strategie fatali (Feltrinelli,
1984) Baudrillard annuncia l'implosione del sociale per ipercomunicazione: la
realtà non è altro che comunicazione su comunicazione, sganciata dal contenuto
e lasciata al libero fluttuare del segno. "Le cose hanno trovato un modo
di sottrarsi alla dialettica del senso, che le tediava: quello di proliferare
all'infinito, di potenziarsi, di passare il limite della loro essenza"
(ivi, p. 7).
Il reale diviene più reale del reale,
iperreale; più vero del vero (simulazione). Le cose, i segni, le azioni vengono
liberate dalla loro idea, dal loro concetto, dalla loro essenza, dalla loro
origine e dal loro fine, ed entrano in un'auto-riproduzione all'infinito.
E' l'estasi della comunicazione, il trionfo
del simulacro.
Che cos'è l'osceno ? E' la messa in scena
degli eventi, l'istantaneità totale di tutte le cose, la sovraesposizione e la
trasparenza del mondo, la teatralizzazione dell'esistenza.
Non può stupire quindi la mescolanza di
tutte le forme, di tutte le culture e degli stili, che ha prodotto un
universale bricolage, caratterizzato da una estetizzazione generale di tutti i
campi dell'azione sociale.
"L'eccessiva vicinanza del tutto, la
promiscuità immonda di ogni cosa" Š il carattere proprio del sistema
politico attuale. Questo intreccio di forze distruttive tra politica e società
è stato fotografato nell'ultimo Rapporto annuale del Censis, ove si sono
evidenziati i cortocircuiti tra sistema politico-amministrativo e mondi della
vita, la disgregazione di fatto della prima repubblica (per la conflittualità
tra i maggiori poteri costituzionalmente previsti) la reazione distruttiva dei
cittadini.
Globalmente, sembrano apparire effetti
dovuti all'ipercomplessità del sistema sociale, alla circolazione impazzita di
questioni non risolubili, come nel caso della mafia.
Se parte del territorio nazionale è in mano
alla criminalità organizzata e se economia legale ed illegale si saldano, il
problema sta nella dissoluzione della polarizzazione tra normalità e devianza,
nel fatto che tutto viene reso aleatorio ed improbabile. Un recente studio del
Censis e del Centro Nazionale per la Prevenzione e la Difesa Sociale dimostra
infatti l'incredibile ars combinatoria della mafia, data dalla sua capacita` di
trasformarsi in prestazione economica professionale, saldando attivita` legali
ed illegali e aggregando consensi attorno a sé
Ciò dimostra come i problemi non possano più
venir isolati e trattati uno per uno ma si demoltiplichino per contiguità, per
prolificazione che invade tutti i sottosistemi, senza trovare risposta. Il caso
più eclatante Š quello politico, ove tutti i maggiori attori (inclusi i
presidenti) producono giornalmente una semantica volta alla comunicazione
ipertelica, escrescente, generalmente sganciata da referenti reali
Baudrillard, ne La trasparenza del male
(Sugarco, 1991) afferma che "questo è un aspetto della transessualità
generale che si estende ben al di là del sesso - a tutte le discipline, nella
misura in cui esse perdono il loro carattere specifico ed entrano in un
processo di confusione e di contagio, in un processo virale di
indistinzione" (p. 14).
L'uomo è diventato trasparente alla luce che
lo attraversa, alla comunicazione divenuta ipercomunicazione. Secondo
Baudrillard a causare questo effetto di svuotamento è la diffusione del
principio del Male, che si identifica con la reversibilità, la fluttuazione.
Se vogliamo, possiamo adoperare la metafora
del buco nero: il sociale è imploso, svuotato di senso, divenuto simulacro di
segni impazziti. Ma lo stesso Baudrillard ci suggerisce in America
(Feltrinelli, 1987, p. 101) un'altra immagine, quella del deserto.
"Il deserto non è più un paesaggio, Š
la forma pura risultante dall'astrazione di tutte le altre. ... E' il luogo dei
segni di un'imperiosa necessità, di una ineluttabile necessità, ma vuoti di
senso, arbitrari e non umani, segni che si attraversano senza possibilità di
decifrazione. Trasparenza senza appello... miraggio che può svanire da un
momento all'altro".