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Per una politica culturale integrata
(apparso su "Presenza Sociale, 1988)
di Paolo Dell'Aquila
Negli ultimi tempi si registra, in sede nazionale e
locale, un aumento dei consumi culturali, che spesso però non viene decodificato e filtrato per la mancanza di politiche
culturali adatte. Per questo è necessario inaugurare una riflessione sul
problema dell'erogazione e della fruizione di beni e
servizi anche in questo campo.
Innanzi tutto, come ha scritto Morin in Sociologia della sociologia (Ed. del lavoro), dando seguito ad una meditazione di lunga
data, la cultura è un sistema che mette in comunicazione, dialettizzandole,
un'esperienza esistenziale ed una struttura costituita. Il sistema culturale
garantisce il possesso di una serie di modelli-guida e di codici, che
permettono all'uomo di vivere nel sociale realizzando se stesso: vi sono, cioè‚ delle convenzioni che dobbiamo rispettare, per potere
convivere con gli altri, soddisfacendo i nostri bisogni. D'altra parte, però,
l'uomo può mutare questo patrimonio acquisito di modelli, può
portarvi la sua esperienza personale, cambiandoli. Ciò significa che una
politica culturale, per risultare efficace, deve
soddisfare sia i singoli, sia le sovrastrutture. Dunque
una politica culturale deve integrare sia la dimensione collettiva,
istituzionale (nella sua espressione pubblica e privata), sia quella personale,
del piccolo gruppo. Occorre quindi una politica culturale integrata, che si avvalga dell'apporto e del coordinamento dello stato,
dell'iniziativa privata (sponsorizzazioni, etc.) e dei gruppi e delle
associazioni di privato sociale che, operando dal basso, propongano la loro
"immagine di cultura", in connessione con la loro identità
e le loro esigenze.
Occorre poi tener conto che il sistema
culturale, oggi, si compone di tre sottosistemi non comunicanti. Da una parte
c'è il sapere umanistico, ormai svuotato ed incapace di ri-flettere sulle
questioni pubbliche, sui destini collettivi. Dall'altra c'è il sapere scientifico,
troppo specialistico e parcellizzato per comprendere i problemi globali. Da ultima si situa la cultura di massa, volta al loisir, al divertimento. Da qui nasce il bisogno di
integrare i tre tipi di cultura, senza cadere nel pastiche post-moderno, in cui
tutto (dalla relatività ai pannolini) viene distorto,
contaminato, prosciugato e consumato (sul modello della Verwindung
heideggeriana). Cultura umanistica, scientifica e di
massa devono invece impegnarsi a riaprire le attuali grandi questioni etiche
collettive. Occorre stimolare l'opinione pubblica, trovare forme comunicative
nuove, per ricominciare a discutere dei grandi temi, usufruendo il più
possibile di tutti le sinergie tra enti ed attori
pubblici, privati e di privato-sociale.